Ma come funziona? Il dolore non dovrebbe essere “automatico”, un riflesso incondizionato? “Il dolore è un fenomeno funzionale molto complesso: ci hanno insegnato che in un danno periferico, per esempio una ferita, il neurone lo segnala al cervello e noi sentiamo male. Non è così. Non dobbiamo pensare sia come un filo che unisce le parti, ma piuttosto un circuito integrato molto complesso, possiamo paragonarlo a un sofisticato pc, una serie di strutture celebrali che possono portare il dolore a dismisura, oppure attenuarlo. Pensiamo agli atti di eroismo, ai soldati al fronte, che con una gamba rotta riescono ancora a combattere: qui il dolore è attenuato. È accentuato invece nell’esempio della più riprovevole azione umana, la tortura. L’ipnosi, come l’agopuntura, non fa altro che modulare il dolore attraverso le aree celebrali inconsce”.

L’ipnosi è una tecnica che può essere applicabile in diversi campi: per curare gli attacchi di panico, fobie, altri disturbi. C’è chi ha la fobia del dentista, e non riesce nemmeno a entrare in clinica: l’ipnosi è adatta anche in quei casi, perché oltre ad avere una funzione analgesica (e senza analgesico), poi aiuta il paziente a superare il suo problema, la sua fobia. Bastano poche sedute in cui prima testare il grado di ipnosi raggiungibile e poi allenare la persona a mantenerlo con un breve training.